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I libri
Saturnia e dintorni



Storia, archeologia, arte e natura.

Editrice Laurum,
Pitigliano (GR), 2010

Trekking "Le Vie per le Acque"
a cura di Irene Belli e Massimo Bondi


pag. 51


L'ABITATO DI SATURNIA

aturnia, per chi la vede apparire davanti agli occhi arrivandovi da Montemerano, ha indubbiamente una sua nobiltà, con quel vasto podio di travertino su cui troneggia come una regina sulla vallata sottostante; e con quel castello Ciacci che sullo stesso podio si erge da dominatore delle vedute che gli si aprono davanti. Già, il castello. È soprattutto da lì che la storia millenaria di Saturnia è passata; dalle reliquie etrusche e da quelle delle antiche mura erette da Alberto da Lugano nella seconda metà del XV secolo; e sulle quali il castello Ciacci si è adagiato nel 1929, come sul trono un re.
Prima di questa data, di Saturnia si scorgevano soltanto poco più che i tetti delle case e la linea dell'orlo della rupe sembrava pressoché uniformemente retta. Il castello ha spezzato tale uniformità; ed ora l'abitato, che vive dietro quella linea esiste più di quanto non sembrasse prima.
Abbiamo sempre pensato, osservando Saturnia, che il castello Ciacci le abbia fatto assumere un'estetica piu interessante, una più distinta forma di panorama; così come avvenne per Manciano - capoluogo del Comune - quando, nel 1935, un tecnico municipale, Pirro Pratesi, disegnò e fece elevare la torrerta del cassero aldobrandesco-senese di quel tanto da rendere piramidale la veduta del borgo antico, con un effetto estetico piu piacevole.
Il castello Ciacci, in qualche modo, ha fatto emergere il carattere nobile, la grinta di un paese che prima d'essere Saturnia fu l'etrusca Aurinia, subentrata alia consorella Caletra nel fcodare le sorti dell'Ager caletranus.
D'altronde, il castello e certamente il luogo piu interessante di Saturnia sia per le sue caratteristiche architettoniche, sia per per le parti della rocca senese che sono sopravvissute alle varie distruzioni, sia perché nel suo versante posteriore si possono ancora vedere gli avanzi di un grande castellum aquarum, costituiti da tratti di mura in calcestruzzo e da pareti rivestite di opus reticulatum (fatto a maglie, Vitruvio, De Architectura)); e sia, infine, perché nel giardino di questo autentico complesso monumentale sono esposti alcuni reperti di epoca romana, fra cui, molto interessante, la ricostruzione di una condotta idrica.
Non solo, ma il castello Ciacci si erge nella parte sovrastante Porta Romana, dove sono l'arco senese, le mura poligonali e un tratto della via Clodia, ricordata dalla Tabula Peutingeriana; e sulla quale, nel testo, ci siamo soffermati sia riguardo al suo probabile realizzatore, sia al suo tracciato.
Occorre dire che l'archeologo Pericle Ducati, nel secondo volume di Etruria antica (pagg. 43-44), concordando con la prima delle due ipotesi che abbiamo citato, così scrive: «Pare che da C. Claudio Centone (Centho), censore nel 225, fosse nominata la Via Clodia che attraversava l'interno dell'Etruria; distaccandosi presso Veio dalla Cassia, attraversando Saturnia, Roselle, Vetulonia, s'innestava a Salebro (Salebrone, l'attuale Castiglione della Pescaia, [nda]) nella via Aurelia. Ma non manca chi sostiene essere la Via Clodia in parte tuttora| del sec. IV, in parte del sec. III».
Quasi due millenni, diciotto interminabili secoli; eppure, l'antico basolato della pavimentazione stradale è ancora lì a destare stupore per la sua longevità e a riportarci indietro coll'immaginazione a quando vi transitavano le legioni romane o i coloni che vi s'erano insediati nel 183 a.C..
In qualunque modo stiano le cose, riguardo alle origini dell'antichissima via di comunicazione, un fatto è certo: che quasi due millenni di vicissitudini storiche, dense sovente d'accadimenti rovinosi e tragici per Saturnia, non sono riusciti a cancellare del tutto il percorso dell'importante strada che, con una diversione, si dirigeva a Sovana dipartendosi da Porta Fiorentina e transitando per l'abitato di Poggio Murella, nella zona della Torre romana e del castellum aquarum; e che, uscendo dalla Porta di Fonte Buia, andava a Roselle attraverso Murci, Montorgiali, Grancia, oltre la quale, superato il fiume Ombrone, s'innestava alla via Aurelia.

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