info@alfiocavoli.it
I libri
La Maremma si racconta*



dalla preistoria alla istituzione del Parco naturale


Scipioni,
Valentano (VT) (1995)

Tutti i disegni, da pagina 20 fino alla fine,
sono di Duilio Cambellotti

pag. 58


[...]

istituzione della Provincia Inferiore Senese e le riforme del granduca Pietro Leopoldo di Lorena. L'inizio delle grandi bonifiche.


I tanti mali che da secoli mi tormentavano e che, nel Settecento, sembrarono allearsi, tutti insieme (le paludi, la malaria, le alluvioni, le cavallette, le carestie) per esasperare il discredito nei miei confronti, reclamavano – per essere sanati – un impegno ben più concreto di quello dimostrato fino a quel momento dai responsabili della cosa pubblica.
Occorreva soprattutto recidere il legame che mi teneva unita allo Stato di Siena e, dunque, in primo luogo, provvedere alla soppressione di questo con ogni suo residuo di medievale concezione.
Era necessario, insomma, ch'io diventassi una realtà territoriale indipendente, sulla quale, tramite un rappresentante granducale distaccato a Grosseto, si potessero finalmente appuntare le più premurose attenzioni della Corona.
Lo Stato di Siena – ben lo sappiamo – era costituito da un'area – settentrionale ricca e progredita; e da una meridionale (quella corrispondente al mio mondo) dominata da uno storico immobilismo amministrativo e da una miseria che aveva ormai superato ogni limite di tollerabilità. Io non esistevo che per essere sfruttata nell'unico modo – i pascoli – capace di garantire un certo reddito mediante l'impegno di capitali men che modesti. Ma intanto i problemi che mi riguardavano assumevano dimensioni sempre più rilevanti, andavano incontro a complicazioni sempre più gravi si rivelavano sempre più difficili da risolvere.
Soltanto una mente illuminata poteva capire la vastità e la complessità delle mie patologie, così da creare le condizioni per imprimere una svolta efficace al processo involutivo che minacciava di annientarmi.
E luce fu, per fortuna, nella mente di un uomo, anzi di un giovanetto, che il 15 agosto 1765 subentrò al padre, Francesco Stefano, nel governo della Toscana: il diciottenne Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena. Sette mesi più tardi – esattamente il 18 Marzo '66 – la mia dipendenza da Siena non era più che un ricordo. Avevo finalmente ottenuto la tanto sospirata autonomia. Ero diventata la Provincia Inferiore Senese. Ora non esistevano più impedimenti all'inizio di un vero processo di risanamento e di riscatto che restituisse al mio povero corpo martoriato da secolari negligenze la vitalità e la fecondità degli ormai remoti tempi migliori.
Ora potevo non solo sperare, ma anche fiduciosamente credere che mi sarebbe stata tesa una mano per aiutarmi a uscire da quella specie di bolgia infernale in cui millenarie indifferenze di padroni inetti mi avevano fatto precipitare.
L'adolescente granduca lorenese, adottando i provvedimenti che trasformarono radicalmente i criteri amministrativi fino a quel momento sopravvissuti alla scomparsa del feudalesimo, mostrò subito d'incarnare il soggetto politico in grado di non deludere il mio legittimo desiderio di rinascita.
E già nel suo primo anno di regno, fra le molte decisioni prese a mio favore, approvò i progetti di bonifica che lo scienziato fiorentino padre Leonardo Ximenes si era premurato di sottoporre alla sua attenzione. Cominciava così quell'immane lavoro di sistemazione idraulica del mio territorio che suo figlio Ferdinando III e suo nipote Leopoldo II ("Canapone") avrebbero seriamente continuato; e che, al contrario, sarebbero stati abbandonati all'indomani dell'Unità d'Italia.



*(pag. 5) La Maremma della memoriaIn queste pagine che le vengono dedicate, la Maremma racconta il suo passato. In prima persona.
L'espediente (o finzione letteraria) è stato scelto con l'intento di rendere più incisiva la narrazione, che si prefigge la finalità di suscitare interesse in ogni categoria di lettori, ma soprattutto in quella della gioventù maremmana.
Si parla tanto d'inculcare e di alimentare nelle nuove generazioni sentimenti di rispetto e di amore per la propria terra, ma si finisce poi col restare fermi alle sagge parole e alle buone intenzioni.
Se venissero sensibilizzati alla storia, alle bellezze naturalistiche e ambientali, al patrimonio culturale delle contrade native i giovani crescerebbero certamente con una coscienza civile e sociale di gran lunga più avvertita e diventerebbero, senza dubbio, cittadini assai più preparati e partecipi nell'ambito della vita collettiva.
Alla nascita del presente volume hanno contribuito, dunque, anche queste considerazioni. Ed è legittimo augurarsi, allora, che si tratti di un libro utile nel senso auspicato.