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I libri
I Maremmani



La loro singolare diversità d'origine in un excursus storico
dal XV secolo ai giorni nostri

Scipioni Editore,
Roma (1991)

In copertina disegno di Dino Petri

pag. 59


LA "PICCOLA GERUSALEMME DI MAREMMA":
GLI EBREI A PITIGLIANO E A SOVANA

"Quando il turista affrettato e talora lo stesso storico, fatti un centinaio di metri di quel ghetto di Pitigliano che è uno dei molti disseminati in Toscana, s'imbatte nella sorpresa d'una imponente sinagoga, certo non trova facile o immediala risposta allo spontaneo interrogativo sulle origine di un così singolare monumento.
Ma solo che lo storico frughi per un attimo nella memoria o il turista scorra qualche pagina d'una sostanziosa guida,
troverà ampia giustificazione nella documentata importanza
di una comunità ebraica che intorno all'800 arrivò a superare il quattro per
cento dell'intera popolazione della Pitigliano granducale".


(Luigi Becherini, La Nazione, 20 maggio 1969)

na presenza etnico-religiosa da non dimenticare, in Maremma soprattutto per quanto riguarda le Colline del Fiora (Pitigliano, Sorano, Sovana) è quella degli ebrei, che hanno le loro rappresentanze anche a Campagnatico, a Montemerano e sul Monte Amiata.
A Sovana il primo israelita è segnalato nel 1496. Si tratta di un certo Jacob che fa probabilmente parte di un nucleo ebraico titolare di un banco di prestito.
Fra il 1565 e il 1569 non sono meno di sei o sette le famiglie di ebrei residenti nella città d'Ildebrando e provenienti dallo Stato Pontificio. Lo si deduce dai nominativi citati negli studi specifici, dove s'incontrano i fratelli Laudadio e Isac di Abramo, Guglielmo di Mosé con quattro figli minori. Consiglio di Mosé, Leon Vitale e Ventura d’Isac.
Si può ritenere, pertanto, che nel quinquennio indicato dimorino in Sovana una ventina di ebrei.
Altri israeliti si trasferiranno nell'antica capitale aldobrandesca all'indomani dei provvedimenti granducali del 1588-90 tendenti a favorire l'immigrazione di gente forestiera per risollevare le sorti della città.
Troviamo, infatti, Elia di Consolo (1604), David di Leone (1605), Ferrante e Alessandro (1606), nonché Aronne di Bonaiuto che nel 1616 comunica al granduca di aver contribuito alla venuta in Sovana di quattro famiglie di ebrei (forse Signorile di Dattolo da Proceno, Isach d'Abram da Siena, Bonaiuto di Laudadio da Onano e Agnolo di Crescenzio da Sorano; ed è disponibile ad adoperarsi per farne giungere delle altre sempre che il sovrano "si degni fargli grazie che possino stare e andare per tutti gli stati di S.A.".
In seguito ai privilegi accordati dal governo toscano nel 1616, anche gli ebrei sono trattati alla stessa stregua di tutti gli altri immigrati (compresa l'assegnazione delle terre); per cui si trasferiscono a Sovana nuovi nuclei familiari israeliti, fra i quali quelli di Jacob di Pacifico Melucci, di Daniello d'Abramo Suarez, di Crescenzio e di Giuseppe Sadum, di Consolo di Pellegrino, di Isach Melucci, di Prospero Melucci, di Alessaadro Tosoni.
L'ammissione degli ebrei alla comunità sovanese cesserà, in ogni modo, con l'arrivo dei mainotti, verso la metà del XVII secolo. E l'ultimo israelita ad essere accolto fra gl'immigrati greci sarà, nel 1698, Giuseppe Shadun proveniente da Sorano. Anche la comunità ebraica di Pitigliano, la più significativa in Maremma, prende consistenza nella seconda metà del Cinquecento a causa degli esodi dal vicino Lazio provocati dalle persecuzioni della Chiesa.
Contraddittorie, tuttavia, sono le notizie che a questo riguardo ci tramandano gli storici.
C'è chi indica in poco più di trenta (sei famiglie) gli ebrei trasferitisi nella cittadella ursinea intorno al 1576; e c'è chi calcola gli stessi in "alcune centinaia". Con tutta probabilità sono errate entrambe le versioni, sebbene la seconda sia forse quella che si avvicina di più alla situazione reale.
È infatti del 1599 la costruzione della sinagoga ad opera di Jeudà Scebbedai; e questo è indubbiamente un sintomo eloquente delle considerevoli proporzioni assunte in quel tempo dalla popolazione israelitica pitiglianese.

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