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iburzi
e Fioravanti, Scalabrini e Stoppa, Ansuini e
Menichetti: nomi famosi che provocano qualche
sussulto tra le genti di Maremma. La «memoria
storica» di quella terra antica sembra infatti
ancora riservare, a distanza di tanti anni, un
posto di primissimo piano a coloro che
scelsero di darsi alla macchia, a quei mitici
personaggi che fecero dell'illegalità la loro
ragione di vita. Ed intorno ad essi fioccarono
racconti, aneddoti, episodi e leggende
talvolta davvero improbabili, ingigantite,
come accade sempre, dalla fantasia popolare.
Appaiono quindi evidenti i motivi per cui «Il
Tirreno», quotidiano «leader» della città di
Grosseto e della sua provincia, ha deciso di
realizzare questa pubblicazione che si basa, è
bene sottolinearlo, sul lavoro di un vero e
proprio esperto della materia. Con una serie
di doverosi aggiornamenti ed integrazioni, i
testi sono stati infatti tratti da «Briganti
in Maremma», un volume di Alfio Cavoli
praticamente introvabile, e dal complementare
«La Maremma di Tiburzi», opera dello stesso
autore. Il tutto integrato da numerose ed
interessanti fotografie, frutto di un lungo
periodo di ricerca e di lettura di vecchie
pubblicazioni, una serie di immagini,
realizzate da fotografi della zona, che
raccontano la vita «del tempo che fu».
Ecco, in estrema sintesi, la genesi di questo
«La Maremma dei briganti»: «Il Tirreno» lo
offre ai propri lettori con la certezza di
fare una cosa utile e gradita.
Stefano Bartoli
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