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I libri
Maremma canora


Cento rispetti, dispetti e stornelli d'altri tempi
La Commerciale
Grosseto (1973)

Estratto dal
«Bollettino della Società Storica Maremmana» - n. 28 - 1973


In copertina xilografia originale di Lucio Parigi.


pag. 1

olti ricordi della mia lontana infanzia hanno conservato intatta ogni loro più tipica essenza.
Immagini e suoni riemergono dagli abissi della mia memoria, così nitidi e precisi da sembrare incredibilmente attuali.
Quando mi accade di rievocarli, provo un grande sollievo: mi riportano il fascino e la dolcezza degli anni più cari, anche se fu indissolubile compagna della mia vita una certa signora pallida e triste che si chiamava Povertà.
Era lei che mi vestiva di panni rammendati; che mi negava sufficienti coperte nelle notti di gelo; che mi lasciava inappagato qualunque desiderio di doni.
Ma cerano momenti, per fortuna, che non le permettevano di affliggermi: accadeva quando - con la spensieratezza d'una cicala e la felicità d'una rondine - portavo tutte le mie pene a dissolversi negli spazi inebrianti d'una campagna dal sapore umano che generazioni e generazioni di povera gente avevano fertilizzato con pazienti cure. Una campagna sbriciolata in tante piccolissime parti, Cuna specchio dell'altra: una casupola con l'immancabile fico a sentinella; qualche fazzoletto di vigna; una manciata di peschi e di susini; alcuni olivi maltrattati dal tempo e - in un angolo - una piccola folla di svettanti canne che issavano a novembre i loro bravi pennacchi come un drappello di carabinieri in alta uniforme.
Era l'ambiente in cui si riversava l'umile formicaio del mio paese per racimolare - stilla dopo stilla - la linfa d'una vita difficile, che si manteneva in precario equilibrio sull'orlo dell'indigenza.
[...]ln taluni periodi dell'anno - che coincidevano con le frequenti cure dei vigneti, con la raccolta delle olive o del granturco - la campagna diventava canora. [.Js'udivano echeggiare «rispetti» e «dispetti» che traevano ispirazione dall'amore e da tutte le altre implicazioni: desiderio e gelosia, passione e rimpianto, risentimento e ironia, ansia e tormento. [...]

Quando nasceste voi, nacque bellezza,
nacque l'oro, l'argento e la chiar'acqua,
nacque l'oro, l'argento e la chiar'acqua,
nasceste bella voi per gentilezza.

'gni volta che t'incontro pe' la via,
tu me lo dai no sguardo sorridente:
questo te lo fa fa' la simpatia
perché li baci miei ti vène a mente.

Bella, bellina chi t'ha fatto l'occhi?
Chi te l'ha fatti tanto innamorati?
Di sotto terra caveresti i morti,
caveresti dal letto l'ammalati.

[...]

[Nell'ultima pagina, in chiusura della pubblicazione, si legge: «Ringrazio i miei alunni Ado Cappelletti, Maurilio Cappelletti, Franco Cicaloni, Sergio Franceschelli, Gianni Gabrielli, Enzo Lazzerini, Roberto Legaluppi, Massimo Marioni, Walter Vincio, Paolo Pastorelli, Gianni Balocchi, Alessandro Pizzetti, Vanni Renaioli e Giorgio Fiorelli che mi hanno dato un valido aiuto nella raccolta dei canti qui riuniti. ALFIO CAVOLI» ]